giovedì 19 dicembre 2013

Il paradosso del Caco

La mia storia scolastica è costellata di insuccessi, un periodo buio, direi cupo della mia esistenza. Mancanza di strumenti, scarsa attitudine, chissà, ricordo con affanno quel periodo e non con la spensieratezza con cui si ricorda l'adolescenza, con un diploma agguantato per un pelo. La chiave di volta a 17 anni, quando incontrai Arianna, mia moglie, dove mi insegnò con gradualità, pazienza e con l'esempio, la forza del sapere, del voler Sapere, dell'importanza di essere aggiornati su quel che succede nel mondo e cercare di capirne e carpirne le dinamiche, della necessità di leggere e ancora meglio di essere avidi nel farlo. Se abbia fatto tesoro dei suoi sforzi è tutto da dimostrare, ma qualche seme è almeno germogliato.
Questa riflessione in verità nasce da un altro spunto, quello che un mio collega italo americano Jo La Rondine (è chiaramente uno pseudonimo ed è italiano a tutti gli effetti) mi ha fornito durante una giornata di lavoro insieme facendomi notare la stranezza del Caco. Un albero spoglio che mostra tutti i segni della stagione, ma che proprio nel periodo del letargo della natura fa nascere i suoi frutti, un'immagine forte, contrastante, azzarderei dicotomica, un ossimoro si direbbe in grammatica, ma più che mai, come in questo caso, l'immagine della pianta del Caco rappresenta meglio questa figura retorica. Così mi sento anch'io, un albero con 37 cerchi, nel tardo autunno e con il suo frutto, nato nel periodo inconsueto, ancora acerbo, ma con il proposito bellicoso di voler catturare gli ultimi raggi di sole.

12 commenti:

  1. Sai Fausto che da piccolo ,quando qualcuno mi chiedeva come mi chiamassi gli rispondevo ''Caco''....Comunque sappi che i frutti migliori si mostrano al mondo senza paura,per questo lo fanno quando non c'è più nulla dietro cui nascondersi(foglie in questo caso9...Bellissime parole,un saluto e tanti auguri....Gianfranco...

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    1. Originale! Che ti facessi chiamare Caco, chissà, nel tuo sentire avevi già interiorizzato il paradosso. Grazie del commento e auguri anche a voi

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  2. Visto che sono stata nominata nel post volevo specificare che questo succedeva quando ero una giovane studentessa universitaria con cellule cerebrali attive e reattive. Ora sono entrata in una specie di quiescenza mentale e così mentre Fausto fa maturare i suoi frutti,per rimanere in ambito botanico,io sono entrata in riposo vegetativo.....speriamo nel risveglio primaverile! Ari

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    1. Non le credete! Sono lamentale da erborista nei giorni precedenti il Natale!! :-))

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  3. Fausto e voci emozioni in quello che scrivi. Mio malgrado e nel mio piccolo ti rispondo con una poesia/opera di lui Fernando verissimo
    Quasi Ancor peggio della convinzione del no,
    l’incertezza del forse è la disillusione di un”quasi”.
    E’ il quasi che mi disturba, che mi intristisce,
    che mi ammazza portando tutto quello che poteva essere stato e non è stato.
    Chi ha quasi vinto gioca ancora,
    Chi è quasi passato studia ancora,
    Chi è quasi morto è vivo,
    Chi ha quasi amato non ha amato.
    Basta pensare alle opportunità che sono scappate tra le dita,
    alle opportunità che si perdono per paura,
    alle idee che non usciranno mai dalla carta
    per questa maledetta mania di vivere in autunno.
    Mi chiedo, a volte, cosa ci porta a scegliere una vita piatta;
    o meglio, non mi chiedo, contesto.
    La risposta la so a memoria,
    è stampata nella distanza e freddezza dei sorrisi,
    nella debolezza degli abbracci,
    nell’indifferenza dei “buongiorno” quasi sussurrati.
    Avanza vigliaccheria e manca coraggio perfino per essere felice.
    La passione brucia, l’amore fa impazzire, il desiderio tradisce.
    Forse questi possono essere motivi per decidere tra allegria e dolore, sentire il niente, ma non lo sono.
    Se la virtù stesse proprio nei mezzi termini, il mare non avrebbe le onde, i giorni sarebbero nuvolosi
    e l’arcobaleno in toni di grigio.
    Il niente non illumina, non ispira, non affligge, nè calma,
    amplia solamente il vuoto che ognuno porta dentro di sè.
    Non è che la fede muova le montagne,
    nè che tutte le stelle siano raggiungibili,
    per le cose che non possono essere cambiate
    ci resta solamente la pazienza,
    però, preferire la sconfitta anticipata al dubbio della vittoria
    è sprecare l’opportunità di meritare.
    Per gli errori esiste perdono; per gli insuccessi, opportunità;
    per gli amori impossibili, tempo.
    A niente serve assediare un cuore vuoto o risparmiare l’anima.
    Un romanzo la cui fine è istantanea o indolore non è un romanzo.
    Non lasciare che la nostalgia soffochi, che la routine ti abitui,
    che la paura ti impedisca di tentare.
    Dubita del destino e credi a te stesso.
    Spreca più ore realizzando piuttosto che sognando,
    facendo piuttosto che pianificando, vivendo piuttosto che aspettando
    perchè, già che chi quasi muore è vivo,
    chi quasi vive è già morto!!!

    io la rondine

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    1. Grazie Jo! Quando ho visto il tuo commento mi sono spaventato, poi ho capito che era una poesia e che poesia!!! Grazie, davvero

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  4. e vabbè e allora cosa facciamo delle castagne le consideriamo brutte e pudiche, che addirittura si celano in guscio spinoso
    e dietro un fogliame colorato d'autunno,senza dimenticare il loro sapore dolcissimo.....naturalmente scherzo, ma penso che ogni cosa abbia le sue qualità, talvolta palesi e a volte nascoste, sta a noi coglierne il significato o se volete il messaggio. un caro augurio a tutti voi........Claudio

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    1. Per un attimo ho pensato che fossi della Lega Anti Caco e di Difesa della Castagna!! :-)))
      Scherzi a parte.. Un abbraccio e a presto

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  5. Tu un albero a 37 cerchi, nel tardo autunno? Beh, direi che magari non sarà primavera, 37 son già un bel numero di cerchi, ma non abbastanza per gareggiare con le categorie "tardo autunno"!

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    1. Oh Mario,per tardo autunno mi riferivo proprio alla stagione non allo scorrere degli anni! 37 anni in quest'epoca si è ancora giovincelli!!!!

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  6. anche la mia carriera scolastica, per lo meno la prima é stata piuttosto travagliata... non perché fossi svogliato o con scarsa attitudine, ma per le enormi lacune empatiche del corpo insegnanti, con conseguente e scadente qualitá dei metodi di insegnamento... ma poi sono sbocciato diventando presto autodidatta in molte cose e curioso lettore... :)

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    1. Io purtroppo non ho scuse! Sono stato un pessimo studente senza se e senza ma. :-(

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