mercoledì 5 febbraio 2020

Rula Jebreal, la forza di un monologo devastante.

Emozioni. Dolore. Riflessione.

Le tre parole al risveglio nell'ascoltare il monologo di Rula Jebreal sono un'esplosione di pensieri oltre che di Emozioni. Un passo indietro. Ieri sera si è aperto il 70° Festival di Sanremo, uno dei tanti momenti in cui l'Italia si divide, dove c'è chi lo snobba, chi lo ama e chi dichiara di non vederlo, c'è anche chi lo critica a prescindere senza peraltro vederlo. A pensarci bene succede anche nella quotidianità questo atteggiamento. C'è un qualcosa in cui riusciamo ad essere realmente uniti?

Non l'ho visto, ma non per una questione di principio. Una lettura entusiasmante ha avuto la precedenza, ma questa mattina sfogliando i quotidiani on line è emerso il monologo di Rula Jebreal. Impossibile non emozionarsi, doloroso ascoltarla, necessario condividere il video con le sue parole.

Che abbia scelto di intervallare la "Cura" di Battiato e la Donna Cannone di De Gregori mi fa sentire ancora più vicino e mio il pezzo che ha proposto.

Foto di copertina da TPI

Chiedetevi pure com’era vestita la Jebreal stasera. Che non si chieda mai più com’era vestita una donna la notte in cui è stata stuprata. Mai più.” La forza di questa frase e di come l'ha proposta è di una forza disarmante




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